UN PERSONAGGIO PONTESE

ALBINO VAIA

 

Nell’ormai lontano 1924 nasceva a Pont “ant’la stra ‘d mess” un personaggio destinato a caratterizzare in modo significativo la vita della Comunità Pontese: Vaia Albino.

Nell’ottobre 2001, dopo breve malattia, ci ha lasciati; ma non ci abbandonerà tanto presto il suo ricordo, anche perché restano in Pont i segni tangibili del suo operare e non solo: il Suo é il ricordo di una presenza carismaticamente incisiva in molta parte delle attività associative del paese.

Penso che da sempre, fin dalla tenera età, fosse pervaso dalla voglia di fare, di costruire, di intraprendere nuove iniziative: ma non da solo: assieme agli altri.

E’ bello costruire assieme. E’ bella la compagnia.

Fu, forse, questa voglia di fare cose nuove, questo piacere della compagnia a portarlo, appena dodicenne, a salire con amici il Monte Colombo. Sicuramente un’impresa, vista l’età; e timido, germogliante segnale di quella che sarà la sua grande passione: la Montagna e l’Alpinismo.

Nei 15-18 anni che seguirono questa prima salita (peraltro intermezzati da una “non anelata ospitalità” in terra teutonica) Albino realizzò un curriculum personale di ascensioni che ancor oggi, pur in tempi diversi e più facili, fa invidia a molti appassionati di montagna.

Il Gruppo del Gran Paradiso, le nostre care montagne, non ebbe segreti per lui.

Correndone sentieri, colli, valli ne salì tutte le cime più importanti, e ancora a distanza di decenni la sua lucida memoria sapeva fornire ai “giovani”, che a lui domandavano, tutte le informazioni utili per sapersi destreggiare sulle alte quote, per difficili “vie”.

Vallone di Teleccio in Primavera

Vallone del Teleccio in Primavera

 

Ma non solo ai “giovani”. Fior di scrittori e redattori delle guide alpine del Gruppo del Gran Paradiso si sono costantemente tenuti in contatto con lui per arricchire le loro pubblicazioni.

Il suo orizzonte fu però più ampio. Il Gran Paradiso non bastava; ed allora eccolo scorrazzare con altri amici pontesi, e a volte con la cara moglie Mariuccia, nel gruppo del Bianco, del Rosa, del Cervino.

 

 

 

 

 

Anno 1950

Rifugio Gonella al Monte Bianco.

Bino è il primo da destra

"cun an bass al Biri e Carluccio Cassùl"

 

 

 

 

 

Sottolineatamente: 1949 vetta del Cervino; 1950 cima del Monte Bianco; 1951 vetta del Monte Rosa.

Quante volte ha guardato dall’alto, da vincitore, le valli in cui gli umani corrono affannati a inseguire cose meno epiche!

Ma Bino, come già detto, aveva un grande “piacere della compagnia”. E questa inclinazione la mantenne anche in ambiente alpinistico.

Fu così che nel 1947, a seguito di un mortale incidente occorso alla Rosa dei Banchi a un altro valente alpinista pontese, Giovanni Bausano, Bino e altri amici alpinisti fondarono il Club Alpinistico Pontese intitolato appunto allo scomparso Giovanni.

 

 

 

 

 

 

 

 

Anno 1949

Bino abbraccia

la Croce del Cervino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel novello sodalizio: Vaia Albino, Tessera n. 1 e Primo Presidente. La dice lunga.

 

 

 

 

 

 

Anno 1951

Bino e Mariuccia

al Colle del Lys

 

 

 

 

 

 

 

Anno 1951

Capanna Margherita

da destra:

Virgilio Aimone

Mariuccia

Bino

Altri?

 

 

 

E la costituzione del C.A.P. porta nuovi frutti: prima il Rifugio di S. Besso –anni 1949-1950; quindi la grande avventura del Rifugio Pontese, iniziata nel 1959-1960 e compiuta nel 1967 con l’inaugurazione ufficiale.

 

Sän Bess

Sän Bess

 

Ci voleva veramente un gruppo di persone forti e determinate per realizzare una simile opera. Albino fu tra i promotori di questa impresa, da lui fortemente voluta, tanto da trascurare per essa anche interessi più strettamente personali. Il sacrificio ha meritatamente conseguito un prestigioso risultato.

 

 

 

 

 

Costruzione Rifugio Pontese

Bino è al centro

 

 

 

 

 

Chi, come me, partecipe di quegli anni avventurosi, ogni tanto vi sale, giunto colà non può non ricordarsi di volti di personaggi come il “Biri”, Oliviero…. e ora anche di Bino.

 

 

 

Rifugio Pontese

            Rifugio Pontese

 

Dopo tante cose fatte, restava ad Albino “un sogno nel cassetto”: la realizzazione, nell’ambito del C.A.P. di un Museo di Montagna. Glien’è mancato il tempo. Chissà che altri non riesca nell’opera, anche nel ricordo del desiderio di Bino.

Parallelamente all’attività, alla passione alpinistica, Albino non smentì comunque la sua voglia di fare cose importanti e marcatamente meritorie anche in ambienti e realtà associative diverse da quella alpina.

Eccolo così, nel 1949 tra i Soci Fondatori del Gruppo Donatori di Sangue. Iniziativa di bontà e amore verso il prossimo.

Ed ancora, assidua presenza nella Cantoria Parrocchiale, perché, Bino, di canto se ne intendeva, e non poco.

Ed ancora, Socio Fondatore dell’Associazione Ij Canteir, fatto questo che testimonia il suo grande amore per la cultura e le tradizioni del paese in cui nacque e visse e le sue amate vallate montane.

Albino ci ha insegnato molto. Il suo è un ricordo prezioso.

 

Bino e il suo Cervino

 

Al suo funerale, in chiesa, il Coro Gran Paradiso ha cantato “Signore delle cime” e le nostre Guide Alpine in alta uniforme gli hanno reso i massimi onori con la loro presenza a fianco della bara.

Certamente Bino ne sarà stato contento.

 

 

 

 

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